La forza di Viola

Quando il dottore di tua figlia ti dice “dobbiamo fare una risonanza”… il solo sentirlo pronunciare ti fa venire i brividi e non nego che in questo momento l’emozione sia ancora molto forte. Si pensa sempre che a esserini così piccoli non possa mai accadere qualcosa di brutto…

La chiamata tanto attesa

Proprio un mese fa abbiamo dovuto affrontare questa situazione. Erano settimane che aspettavo questa chiamata, tanto che le settimane sono diventate mesi. Alle 10:30 di un lunedì mattina come tanti, ci siamo alzati con tutta la calma del mondo. Tra mille faccende da mamma e casalinga squilla il telefono e subito mi accorgo che potrebbe essere la chiamata tanto attesa. In un attimo mi si gela il sangue. Rispondo ed è l’infermiera che mi comunica che si è liberato un posto e mi chiede se riusciamo ad essere all’ospedale per le 14:30 per il ricovero. La risposta non può essere che affermativa, sapendo che forse adesso avremmo potuto ricevere qualche risposta in più, ma al tempo stesso sapendo che avrei lasciato a casa un’altra bimba bisognosa d’affetto.

Di tutta fretta e con il cuore in gola ci siamo preparate e valigie alla mano siamo arrivate all’ospedale.

La risonanza

Tra i vari esami a cui è stata sottoposta Viola arriviamo a quel mercoledì mattina.

Come prima cosa Viola, tanto per cambiare, si fa un giro in rianimazione visto che le sue vene giocano a nascondino. Dopo essere riusciti ad inserire l’ago era arrivato il momento della risonanza!

L’ansia era forte, tanto che non vedevamo l’ora che finisse tutto per poter dire la parola fine a tutta questa storia. In quei momenti di attesa parli di tutto e di niente, un po’ per alleggerire la tensione e un po’ per evitare di piangere.

Proprio lì in sala d’attesa vedi genitori stringere forte piccoli vestitini e non osi nemmeno immaginare quale possa essere la loro storia.

Ad un certo punto vedi l’ultimo bambino uscire da quelle porte e allora ti dici: “Beh, adesso è arrivato il suo turno”. La stringo così forte che non vorrei proprio lasciarla andare come se da quel momento cambiasse qualcosa.

Me la fanno spogliare e poi l’anestesista le inietta un calmante che serve a “prepararla” all’anestesia. Lei con le sue guanciotte rosse si era appena svegliata da un sonnellino. Si gira e mi guarda con quegli occhioni sbattendoli come per dire: “ma mamma cosa ti è successo, ti vedo leggermente strana”.

Poi d’un tratto inizia a ridere come una pazza, di quelle risate di come quando è stanca e che basta solo guardarla per farla ridere e non fermarla più. Io la guardo e cerco di ridere il più possibile per fargli capire che va tutto bene, come quando a casa io, lei ed Emma giochiamo. Dalla forte risata mi piangono gli occhi, questa volta lacrime diverse, lacrime di emozione, di dolore, quelle che abbiamo trattenuto per mesi e mesi, perché so che in quel momento non è più padrona del suo corpo.

Adesso è arrivato il momento dell’anestesia ed è proprio in quell’attimo che ho visto i suoi occhi chiudersi pian piano e il suo corpo sempre più debole lasciarsi andare tra le mie braccia.

La forza di Viola

Oggi però non volevo raccontarvi una storia triste, volevo solo raccontarvi di come sono uscita da quelle porte mentre lei era “addormentata”.

Per gli altri sarò sembrata una pazza, ma sono uscita da quelle porte ridendo e con il sorriso. Questo è stato tutto merito di Viola perché mi ha dato una carica che non so spiegare… lo ha fatto con il suo sorriso, con i suoi occhi, con la sua risata, è questa LA FORZA DI VIOLA.

La forza che mi ha dato da quando ancora era dentro di me e già le cose non andavano bene. Lei con il suo modo di essere ci ha sempre dato la forza di affrontare tutto giorno per giorno.

Spesso siamo noi adulti che ci facciamo più problemi e ansie per i nostri cuccioli mentre loro intanto ci insegnano ad essere grandi e coraggiosi.

Nel frattempo Emma a casa ha sofferto molto, visto che sia io che mio marito siamo stati poco presenti per cinque giorni. Succedendo tutto così all’improvviso non abbiamo avuto il tempo di prepararla. Una volta tornati a casa continuava ad abbracciarmi e chiamarmi “mammina”. Ovviamente abbiamo cercato di recuperare tutto il tempo perso con molte coccole😍.

Grazie di esservi lette anche oggi un po’ di UNA MAMMA IN ROSA.

Un grazie speciale al dott. Giordano della neuropsichiatria infantile dell’ospedale civile di Brescia che si è dimostrato fin da subito una persona fuori dal comune.


4 Comments

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    1. Ciao, ti ringrazio, guarda credo che ogni mamma o ogni genitore di fronte a una situazione simile reagirebbe allo stesso modo se non meglio. Noi facciamo di tutto per i nostri figli. Grazie ancora.

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